L’orario di lavoro oltre l’orario

Si parla da sempre di orario di lavoro. Ma ora che succede? Il tema, già molto diffuso, ha preso una marcia in più con il lockdown in pandemia.

La prima norma (moderna) dell’orario di lavoro

In Italia, la prima disciplina moderna sull’orario di lavoro nasce cent’anni fa. È il 1923 e viene regolata per legge la giornata lavorativa massima di 8 ore. È un decreto regio a recepire le conquiste dei movimenti di lotta operai.

Leggi e contratti collettivi definiscono l’orario di lavoro anche come meccanismo di protezione dei lavoratori. 

Oggi, tra società dell’informazione tecnocrazia, le 8 ore appaiono stantie. Inadeguate. Un cambio di prospettiva.

Lo “strano” caso della Grecia

Ha fatto scalpore la decisione del governo greco di introdurre la settimana lavorativa lunga di sei giorni. Una possibilità per le aziende, un tentativo per sopperire alla carenza di manodopera del paese Ellenico. 

Tuttavia, pensiamo noi, la ricetta greca potrebbe essere destinata, nel medio periodo, al fallimento. 

Con questa decisione si è ufficializzato un peggioramento delle condizioni di lavoro. Così il Paese sarà meno attrattivo per giovani e talenti.

Significativi sul punto i dati OCSE. La Grecia è uno tra gli Stati europei dove si lavora di più e la produttività del lavoro è più bassa. 

Quella tra orario di lavoro e produttività è, infatti, una relazione inversa. 

Verso il superamento delle 40 ore?

Le aziende, se guardano al futuro, passano per forza attraverso la ridefinizione dell’orario di lavoro.

Forse la Grecia prova una direzione tutta sua, ma negli altri Paesi europei si sta ragionando sul possibile superamento delle 40 ore. Così anche in Italia.

Le tracce del possibile superamento già stanno nella contrattazione collettiva. Le parti sociali, nella piattaforma di rinnovo del contratto collettivo metalmeccanica industria, hanno avviato la sperimentazione per ridurre gradualmente l’orario di lavoro a 35 ore settimanali. 

Alcuni contratti collettivi, come quelli del terziario o della chimica, danno la possibilità di ridurre l’orario di lavoro attraverso il meccanismo di assorbimento collettivo dei permessi individuali. Strumenti già a disposizione delle aziende. Ancora poco usati. 

Salto in avanti per le grandi aziende sull’orario di lavoro

La vera spinta arriva dalla contrattazione di secondo livello e si è vista nelle grandi aziende.

Banca Intesa San Paolo, Lamborghini, Gruppo Sace, Leonardo e altri, hanno già introdotto con formule differenti la settimana corta. È stato abbandonato il limite delle 40 ore.

Così nelle aziende grandi e strutturate l’efficienza è migliorata. Con livelli significativi. 

Nelle piccole e medie aziende la strada da percorrere sembra più lunga. Il gap potrebbe insidiare posizioni lavorative e la sopravvivenza di alcune realtà. Ma solo nel lungo periodo.

Intanto la tecnologia batte i tempi. E i cambiamenti!

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