L’inflazione pesa, 5,7mln gli italiani in povertà nel 2023 (Istat)

Nel 2023 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2,2 milioni di famiglie (8,4% sul totale delle famiglie residenti, valore stabile rispetto al 2022) e quasi 5,7 milioni di individui (9,7% sul totale degli individui residenti, come nell’anno precedente). 

Lo segnala l’Istat nel suo report sull’andamento della povertà in Italia nel 2023. Nel complesso, sono in povertà assoluta quasi 5,7 milioni di individui, pari al 9,7% del totale degli individui residenti, come nell’anno precedente.

“Nonostante l’andamento positivo del mercato del lavoro nel 2023 (+2,1% di occupati in un anno), registrato anche nei due anni precedenti, l’impatto dell’inflazione ha contrastato la possibile riduzione dell’incidenza di famiglie e individui in povertà assoluta”.

Nelle famiglie con persona di riferimento occupata, valori elevati dell’incidenza di povertà si confermano per le famiglie con persona di riferimento operaio e assimilato (16,5%, in crescita rispetto al 14,7% del 2022), raggiungendo il valore più elevato della serie dal 2014.

Fra le famiglie con persona di riferimento indipendente, rileva l’Istat, i valori più alti si registrano per coloro che svolgono un lavoro autonomo diverso da imprenditore o libero professionista (6,8% altro indipendente, in miglioramento rispetto all’8,5% del 2022).

Le famiglie con persona ritirata dal lavoro, prosegue l’Istituto, mostrano valori stabili (5,7%) dopo la crescita del 2022, mentre si confermano invece i valori più elevati per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione.

L’impatto dell’inflazione

Come spiega l’Istat, nonostante l’andamento positivo del mercato del lavoro nel 2023 (+2,1% di occupati in un anno), registrato anche nei due anni precedenti, l’impatto dell’inflazione ha contrastato la possibile riduzione dell’incidenza di famiglie e individui in povertà assoluta. 

Nel 2023, la crescita dei prezzi al consumo è risultata, infatti, ancora elevata (+5,9% la variazione dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, IPCA), con effetti che, tra l’altro, risultano più marcati proprio sulle famiglie meno abbienti (+6,5% la variazione su base annua dei prezzi stimata per il primo quinto di famiglie; cfr. Glossario alla voce Quinti di famiglie). 

Le spese per consumi di questo gruppo di famiglie, che include anche quelle in povertà assoluta, non hanno tenuto il passo dell’inflazione e, pur in forte crescita in termini correnti, hanno subito un calo dell’1,5% in termini reali della spesa equivalente.

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